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BUGATTI TYPE 51 (1931)

Non si può parlare della Bugatti T51 senza parlare della Tipo 35 che è famosa per essere stata sia la prima Bugatti 8 cilindri e sia perchè il suo motore fu il primo di molte unità di successo da 1991 cm3 impiegata nelle corse degli anni '20, cogliendo molte vittorie, nonché di una serie di T35. Fu anche la prima Bugatti ad avere freni sulle 4 ruote, anche se solo quelli anteriori erano idraulici, mentre i freni posteriori erano ancora ad azionamento meccanico. Il motore aveva 3 valvole per cilindro (una d'ammissione e due di scarico), azionate tramite bilanceri da un singolo albero a camme in testa. La Bugatti sviluppò da questo progetto le sue auto da corsa, in tutto, nell'arco di 4 anni scarsi, furono prodotti 600 esemplari della Tipo 35.


Il suo debutto nelle corse avvenne nel Gran Premio di Francia del 1924 a Lione quando la Bugatti si presentò con 7 auto e 45 tonnellate di pezzi di ricambio. La tipo 35 vinse innumerevoli corse fino al 1930. La Bugatti Tipo 51 che in pratica era una Tipo 35B con motore a doppio albero a camme in testa, fu lanciata al Salone di Parigi del 1930. Per il suo motore, Bugatti acquisì molti concetti dell’americano Miller, impiegando doppi alberi a camme in testa a camere di combustione emisferiche (ma solo due valvole per cilindro), insieme al compressore della Tipo 35B. Nella sua versione da 2,3 litri questo motore aveva una potenza di 187 CV a 5200 giri/min. Nella produzione di Christian Gouel, vero e proprio artigiano del modellismo, in scala 1/24, figurano sia la Tipo 35 che la Tipo 51, ho trovato quest’ultima in un negozio di Lione e non ho saputo resistere alla tentazione di portamelo a casa, vista la mia recente passione per le auto d’epoca. La scatola si presenta con un semplice in cartone bianco riciclabile, con l’etichetta e relativa piccola foto sul fianco, il kit permette di realizzare la T 51 in due versioni, quella di L. Chiron vincitore del G.P. di Monaco del 1931 e quella di A. Varzi vincitore dello stesso G.P. ma nel 1933.


All’interno i vari pezzi sono suddivisi in alcuni sacchetti con i vari pezzi in metallo bianco del motore, una busta con delle belle fotoincisioni, il piccolo foglietto delle decals, le ruote ecc… Le istruzioni non sono molto dettagliate, 5 fogli formato A4 con alcune foto e schemi che molto sommariamente descrivono il montaggio che comunque è dedicato a chi ha una ottima esperienza su modelli dell’epoca, il che non è propriamente il mio caso, nessuna istruzione per iscritto ad esclusione delle indicazioni sul colore da adottare nelle due versioni realizzabili e sul opportunità di lavare le parti in resina nell’acetone. La carrozzeria è composta in due pezzi suddivisi sul piano orizzontale. Lo scafo è in resina bianca, mentre la parte superiore è nella classica resina gialla. Questa non brilla particolarmente per finitura superficiale, presentando una superficie alquanto rigata ma priva di bolle d’aria, il lavoro di rifinitura, tuttavia, è abbastanza facile e rapido. Da notare che i pezzi del leveraggio sospensioni, aste varie, scarico e altri particolari del motore, sono realizzate con delle stampate in lega metallica cromata in maniera impeccabile. Una volta staccato il pezzo dalla stampata occorrerà lavorare di limetta.


Trattandosi di metallo tenero, il punto di giunzione non presenta vistose differenze rispetto alla restante parte cromata. I cerchi sono in due pezzi del tipo a razze, discrete le gomme con ancora i residui di fusione da staccare ma con un battistrada, tutto sommato credibile. Come al solito controllo attentamente i vari pezzi del kit e con mio sommo disappunto noto che le due parti del cofano motore sono entrambe del lato destro, un errore imperdonabile dato il costo del kit, mi armo di pazienza e mando una e mail a Christian Gouel che provvede tempestivamente a spedirmi il pezzo mancante. Inizio il montaggio con un buon lavaggio della carrozzeria per eliminare l’untuosità tipica della resina appena uscita dallo stampo (le istruzioni consigliano, in francese e in inglese, di eseguire un lavaggio nell’acetone) e poi via con carta vetro sottile. I punti che dovranno accogliere le altre strutture, come i cofani motore, vanno accuratamente verificati. Tuttavia la semplicità della struttura non pone alcun problema e l’unica difficoltà sta nel far combaciare i due pezzi del cofano motore che resteranno apribili. Tra le fotoincisioni troviamo anche l’occorrente per costruire la cerniera metallica di giunzione delle due parti. Il lavoro di piegatura della cerniera è semplice ma delicato, la sottile lamina metallica non ammette una seconda chance, pena, ‘irrimediabile rottura”. Una volta piegate la due parti della cerniera sul perno centrale che fa da fulcro, queste vanno fissate ognuna sulla sua parte di cofano. In dotazione vengono fornite delle piccole viti metalliche (rivelatesi poi di numero insufficiente) che serviranno per fissare la cerniera.


Il lavoro viene semplificato dai punti di riferimento posti sui due cofani, dove andare a praticare i fori per le viti. In seguito la parte eccedente delle viti va tagliata e limata a filo della superficie esterna del cofano. Stuccatura e verniciatura renderanno invisibile la vite dall’esterno. Sulla carrozzeria sono segnati i punti dove praticare i vari fori che consentiranno di fissare le sovrastrutture. Sul foglio delle istruzioni sono riportate tutte le misure dei fori da praticare. Come detto la carrozzeria è formata da due pezzi in resina che vengono uniti sul loro piano orizzontale. Un terzo pezzo è costituito da un quadrilatero in metallo bianco che viene montato a sandwich tra le due parti della carrozzeria. Questo quadrilatero, che andrà verniciato unitamente alla carrozzeria, funge da supporto per la sospensione anteriore. Come primer uso il grey primer della Alclad II venduto in lattine da 120 ml. Il prodotto è lo stesso usato da Tamiya con la differenza che l’Alclad posso usarlo nell’aerografo. Per la verniciatura utilizzo gli smalti Humbrol, assicurano una buona resa finale unitamente al fatto di essere facilmente reperibili in una vasta gamma di colori e sono facilmente utilizzabili con l’aerografo. Per la finitura finale utilizzo i compound Tamiya nelle varie grane e per la ceratura finale l’ottimo modelling wax.


Il classico radiatore a botte delle Bugatti è formato in quattro pezzi. La struttura è in metallo bianco cromato, la griglia anteriore e quella posteriore sono fotoincisi, viene fornita una ulteriore griglia da utilizzare alternativamente secondo la versione che si vuole realizzare, Varzi o Chiron. Completa il radiatore, il tappo superiore, anch’esso cromato. Il montaggio però non è così scontato, le due griglie non si incastrano perfettamente nella struttura a botte, occorre quindi allargare la sede a colpi di cutter e limetta. Alla fine, comunque, il risultato è splendido.


La sospensione anteriore è del tipo a balestre, queste vanno costruite unendo i sei pezzi di cui ognuna è composta. Sei lamine, di cui cinque dotate di due piccole alette laterali che vanno ripiegate agganciando ognuna la lamina superiore. Il lavoro è abbastanza delicato e consiglio di eseguirlo senza l’aiuto di alcuna pinzetta. Le piccole alette sono piuttosto delicate e pronte a rompersi al minimo movimento sbagliato, pur con tutte le attenzioni sono riuscito a romperne 3. Il risultato finale comunque è pregevole, la balestra viene fatta passare attraverso delle asole nella trave , cromata, che funge da asse per le due ruote anteriori, per poi essere fissata per mezzo di due piccole viti. L’intera sospensione, quindi, si regge sui due punti di aggancio delle balestre al quadrilatero anteriore già fissato alla carrozzeria. La parte delicata consiste nella piegatura dell’estremità anteriori delle balestre che vanno piegate attorno al braccio solidale alla carrozzeria, quindi senza utilizzo di collante. La sospensione posteriore viene realizzata mediante assale rigido, facendo passare un nottolino in alluminio da 3 mm. attraverso la carrozzeria opportunamente forata. Alle estremità dell’asse vengono montati i ceppi che accoglieranno le ruote. A verniciatura finale della carrozzeria verrà applicata, per ciascun ceppo, un’asta cromata che consiste il comando, meccanico, dei freni.


Il motore è tutto in metallo bianco, circa 15 pezzi in tutto, dalla forma piuttosto squadrata, il montaggio si esegue abbastanza semplicemente, le figure sulle istruzioni sono esplicite. Le fusioni sono abbastanza precise e gli aggiustaggi da eseguire sono abbastanza limitati. Al centro della testa vanno praticati gli otto fori dove collegare i cavi elettrici delle candele, costituito da un sottile cavetto in nailon rosso, fornito in dotazione. Un altro foro viene praticato sulla testata per accogliere i raccordo cromato che collega il radiatore al motore, mediante l’aggiunta di un apposito tubicino in gomma nera. Ho spazzolato il motore con una spazzola in metallo del mio Dremel, lasciando così esaltare la lucentezza propria del metallo, provvedendo a smorzarne i toni e a “sporcare” il motore con dello smalto nero molto diluito, applicato a pennello nei punti di giunzione, attorno alla viteria, ecc.. conferendo, nell’insieme, un aspetto più realistico e vissuto.


Il quadro strumenti è costituito da un pannello fotoinciso su cui sono praticati i fori in cui inserire gli strumenti circolari che sono realizzati nel bel metallo bianco cromato. Vanno inoltre inseriti anche i beveraggi vari, anch’essi in metallo cromato cui bisogna dipingere, color legno, i relativi pomelli. Completano la strumentazione le decals della strumentazione. Lo sterzo viene fornito già assemblato, vale a dire che le quadro razze sono in metallo fotoinciso e già assemblato con la corona che è nel classico metallo bianco. Il fissaggio al suo piantone avviene mediante un piccolo tappo in alluminio tornito, la corona poi, va dipinta color legno lucido.


Le ruote sono abbastanza classiche per l’epoca, a razze, si assemblano unendo i due pezzi, in metallo bianco, di cui sono composte. Lucidandole si otteneva un effetto troppo brillante, ho quindi provveduto a verniciarle con l’alluminium Alclad II e l’effetto, leggermente opaco, è perfetto. Il montaggio finale agli assi, avviene mediante incollaggio ai ceppi fissati sugli assi. L’effetto viene garantito mediante l’applicazione di una flangia fotoincisa e un tappo in alluminio tornito, per ciascuna ruota. Il sedile del pilota è realizzato in resina, francamente è il pezzo peggio realizzato, piuttosto grezzo e approssimativo nel simulare l’imbottitura dello schienale. Il lato passeggero ha il piano piatto per accogliere l’eventuale serbatoio supplementare utilizzabile nella versione di Varzi. Quest’ultimo è in metallo bianco in due pezzi più il tappo, sulla lunga imboccatura, in metallo cromato. Nel caso si volesse realizzare questa versione, alla carrozzeria viene applicato un pannello fotoinciso che va a chiudere, aerodinamicamente, il lato passeggero lasciando solo sbucare il tappo di rabbocco del citato serbatoio. Questo pannello che rende l’auto una vera e propria monoposto, va piegato in modo da seguire la forma tondeggiante della carrozzeria. Personalmente non mi sono posto il dubbio su quale versione realizzare, tuttavia l’ennesima dimenticanza del costruttore ha scelto per me, poiché il citato pannello aggiuntivo non era presente all’interno del kit, benché regolarmente riportato nel foglio istruzioni. Tutto sommato, avrei comunque scelto la versione Chiron poiché il serbatoio supplementare e soprattutto, il pannello aggiuntivo, lato passeggero, finiscono col limitare la vista della bella strumentazione e della parte interna dell’abitacolo. In dotazione viene fornito un piccolo pezzo di pelle nera per ricoprire la seduta.


Il cofano motore che come ho già detto, è apribile, è tenuto fermo da due lunghe cinghie in cuoio formate in due parti, come sull’originale, con tanto di fibbie in metallo fotoinciso. In dotazione vengono fornite le cinghiette in cuoio, la cui parte dove viene fissata la fibbia è dotata di banda adesiva nella parte interna. Questo facilita il montaggio della fibbia. Dette cinghie vengono fissate alla carrozzeria mediante delle viti (insufficienti nel kit) e abbellite con delle placche in rame fotoinciso. L’effetto finale è davvero molto realistico.


L’assemblaggio finale non comporta alcuna altra difficoltà, i numerosi pezzi fotoincisi arricchiscono di molto il dettaglio del modello. I bei pezzi cromati, splendido il radiatore, conferiscono al modello un realismo davvero efficace. Il vano motore, poi, si presenta particolarmente dettagliato con il compressore volumetrico sul lato destro, i cavi rossi della parte elettrica, il raccordo in gomma tra testata e radiatore, così come il rinvio dello sterzo e il meccanismo di regolazione dell’anticipo che partendo dalla testa del motore, raggiunge il pannello comandi con relativa leva di comando.


Conclusioni:

Il kit è stato realizzato esclusivamente con quanto fornito in origine e considerato il risultato finale si può ben dire che abbiamo a che fare con una elevata qualità dei materiali così come elevato è il risultato finale. Certo resta la pecca dei pezzi mancanti nel kit ma va riconosciuto che il produttore provvede tempestivamente a rimediare. Tutto questo, comunque, si paga caro, il kit, infatti, viene venduto a 200,00 € ma, si sa, dove c’è gusto…

Articolo a cura di Giuseppe Traversa
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