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Costruiamo un modello di veliero
Le ultime navi a molti remi affiancati sono state immortalate con la Battaglia di Lepanto (1571). Le galere o galee erano scafi lunghi e sottili con numerosi remi che, inizialmente erano serviti da un solo rematore ognuno (remo alla sensile) ma avevano fino a tre rematori affiancati per banco. Le difficoltà di coordinare i movimenti fecero successivamente adottare un numero inferiore di remi, uno per banco, molto più lunghi, cui erano addette tre o più persone (remo a scaloccio) (figg. 10-11). Il problema del poco spazio in senso trasversale, cui abbiamo accennato nelle triremi, fu risolto mantenendo i rematori all'interno dello scafo, ma applicando una incastellatura sui fianchi, esterna allo scafo e lunga quasi come questo, il posticcio, sostenuto da robusti travi, i baccalari. Questo allontanava il fulcro su cui agiva il remo e consentiva palate più lunghe (figg. 11 e 12). La parte centrale presentava una lunga passerella, la corsia, su cui agivano gli armati e….gli aguzzini. Erano provviste di una o due vele triangolari, ma erano imbarcazioni essenzialmente a remi. Ai remi delle galere, almeno inizialmente, era addetto un elevatissimo numero di buonavoglia. Così erano detti coloro che, gravati dai debiti, accettavano di trascorrere un lungo periodo (anche di molti mesi) vivendo e sudando a bordo della nave. Il soldo veniva quasi interamente anticipato, consentendo di sanare subito i problemi economici della famiglia durante l'assenza. Successivamente, la carenza di mano d'opera volontaria portò ad utilizzare anche schiavi o detenuti, come all'epoca romana. In questo caso gli addetti remavano, mangiavano, dormivano … ed ottemperavano alle funzioni corporali sempre incatenati, con tutte le problematiche del caso: si dice che l'arrivo della flotta venisse rilevato prima dal naso che dagli occhi. Il fatto che fossero incatenati comportava che annegassero tutti in caso di affondamento della nave. Il termine galera, inteso come prigione, e galeotto derivano appunto dal nome della nave e non viceversa, mentre il nome della nave deriva da un termine greco, galeos, che significa "pesce spada" o "squalo". A seconda delle dimensioni ed in ordine calante di importanza prendevano il nome di Reali, Capitane, Padrone, sensili, grosse, sottili e bastarde ed avevano funzioni sia militari che mercantili. Spesso usate anche per rappresentanza, erano molto decorate con statue ed ori. La "Reale", ovviamente, era lo scafo su cui si imbarcava il Re. E' ancora possibile vedere in alcuni musei la riproduzione di questo modello, ricco di fregi e drappi. Numerose furono le Nazioni, se così vogliamo chiamarle, che ebbero grandi flotte di galere. Francesi e Veneziani sono i più noti, ma anche le altre "Repubbliche Marinare" e vari Ordini Militari, quali Santo Stefano e Malta, non furono da meno. Le dimensioni, sia in lunghezza che in larghezza, non variavano molto da nazione a nazione. In battaglia il primo contatto avveniva con le armi da fuoco: oltre a qualche arma montata su forcelle (poco più che grossi fucili), utili solo nel combattimento ravvicinato, le galere portavano cinque cannoni, non brandeggiabili, orientati in avanti. Dati i tempi necessari per caricarli e considerando che sparavano mentre andavano all'attacco, in pratica ogni cannone sparava un solo colpo per ogni battaglia. Il lungo sperone, che era fuori dall'acqua, serviva per spezzare i remi dell'avversario, immobilizzandolo. Ancora una volta le rotte erano parallele. La mossa vincente dei Veneziani a Lepanto fu di utilizzare le galeotte, galere più larghe e panciute, che per la loro pesantezza e scarsa manovrabilità, vennero trainate avanti alle flotte Cristiane ed assunsero posizione sul fianco. I Mori, ritenendo che non fossero in condizioni di sparare per un errore di manovra, le assalirono senza troppe precauzioni, ma furono colpite dalla prima bordata nella storia della marineria. Numerosi cannoni erano stati disposti sui fianchi dello scafo e potevano sparare lateralmente. a cura della Associazione Navimodellisti Bolognesi |
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