Nave oneraria romana CCV
Eccomi di ritorno con l’ultimacreazione dei cantieri Cocoricò (non si sta mai fermi, eh)!
L’ultima creazione è un po’speciale, nel senso che si tratta di un soggetto poco noto e che certamente haun minore seguito rispetto ai più famosi velieri dei secoli scorsi: si trattain effetti di una nave oneraria romana, prodotta dalla CCV di Cagliari.
La CCV per il momento ha uncatalogo abbastanza limitato ma interessante, in particolare per chi èappassionato alla marineria più antica (ma per questo vi rimando al loro sito).
Preciso che l’oneraria romanaNON è propriamente un modello per principianti, sebbene non comporti difficoltàche non siano superabili con un minimo di esperienza.
Probabilmente per un discorsolegato al contenimento dei costi (mia impressione) il costruttore non haadottato alcune soluzioni che ai più possono sembrare scontate, come ilfalsoponte (ho utilizzato due strati di legname) o il doppio fasciame (che homesso in posa utilizzando dei listelli in tiglio 1 x 5 avanzati da precedentilavorazioni).
Le istruzioni di montaggiosono molto spartane, sebbene chiare: non aspettatevi il dettaglio che potetetrovare nelle istruzioni Corel. Nonostante ciò CCV ha fatto del suo meglio perfornire informazioni sulla base dei pochi reperti disponibili e delleraffigurazioni che sono giunte ai giorni nostri.
Oltre ai 2 fogli con le vistevengono forniti anche un fascicolo con le istruzioni per il montaggio(stringate me non impossibili) e un ulteriore fascicolo con note storiche sulmodello, molto interessante, nonostante l’oggettiva scarsità di informazioni.
Attenzione al legname dichiglia e ordinate: è in betulla da 4mm: non si spezza facilmente, ed è unbene, ma occorre rinforzare ai lati prima del montaggio del fasciame ad evitaresvergolamenti.
Tra le modifiche fatte alpiano originale riporto le seguenti:
- a prua erano previsti 4boccaporti con carabottini: io ne ho messi 2 perché l’ordinata 3 faceva unoscalino che non ho ritenuto opportuno limare, e quindi mancava lo spazio (delresto è certo che non tutte le navi erano uguali);
- le chiusure dei boccaportidi carico a poppa le ho “inventate” nel modo che mi pareva più opportuno, inassenza di indicazioni;
- le rampe di carico a drittae a babordo le avevo pensate inizialmente come estese e trattenute da cavi, poiho deciso di farle ritirate con le aperture chiuse da catenelle (nei piani dimontaggio vengono mostrate come alzate);
- non è chiaro il modo in cuil’ancora dovrebbe venire fissata alle gru di capone (ma forse non è chiaroneppure nei bassorilievi e nei mosaici dell’epoca) quindi ho adottato unasoluzione simile a quella dei vascelli più recenti, che mi pareva ragionevole.
Un appunto sull’oliopaglierino, che ho usato su tutto il modello tranne l’opera viva: il coloreattacca anche dopo l’applicazione, ma non così bene come sul legno nontrattato. In effetti il colore nero sull’opera viva e sulla poppa a forma dicigno ha aderito molto meglio rispetto agli occhi dipinti sulla prua.
Non è ad ogni modo un’operazioneimpossibile.
Si tratta in definitiva di unbuon modello, sia pure con inevitabili migliorie che, oltre a dare divertimentonel montaggio, permette al modellista di metterci qualcosa di suo.
E ora, passiamo alle foto…
Ciao a tutti
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