Beh, prima di tutto grazie per gli incoraggiamenti; per quanto riguarda la documentazione ci sto lavorando:
- Oltre al film sopracitato, nel 1998 é stato prodotta anche una versione per la televisione con il capitano Pickard, ehm ...
Patrick Stewart. Questo è l'unico video decente che sono riuscito a trovare: YouTube - AHAB - THE HUNT
- Sto ancora cercando di reperire del materiale. Nel frattempo se vi può interessare posto alcuni disegni della Essex, baleniera di Nantucket del 1820:
e del Charles W. Morgan, altra baleniera del 1841 tutt'oggi esistente e conservata nel connecticut:
- Tuttavia sono entrambe troppo recenti, infatti la "costruzione" del Pequod dovrebbe risalire a circa cinquan'tanni prima della stesura del romanzo (più o meno all'epoca del Bounty). Per chi fosse interessato alla descrizione di Melville ecco un estratto del capitolo 16 di Moby Dick:
"Per quanto ne so, magari avete visto parecchie navi strane nella vostra vita: trabaccoli a punta quadra, mastodontiche giunche giapponesi, galeotte a mastello da burro o che so io; ma sul mio onore non avete mai visto un legnaccio così straordinario come questo vecchio ineffabile Pequod. Era una nave di scuola antica, direi piuttosto piccola, con una certa aria vecchia di mobile dai piedi ad artiglio. Stagionato e patinato dai tifoni e dalle bonacce di tutti e quattro gli oceani, il suo vecchio scafo aveva il colorito bruno della faccia di un granatiere francese che ha combattuto sia in Egitto che in Siberia. La sua prua venerabile pareva barbuta. Gli alberi, tagliati chi sa dove, sulle coste del Giappone, dopo che i tronchi originali si erano persi fuoribordo in qualche tempesta, gli alberi si rizzavano stecchiti come le spine dorsali dei tre antichi re a Colonia. I suoi ponti decrepiti erano consunti e cisposi come la lastra insanguinata da Beckett e venerata dai pellegrini nella Cattedrale di Canterbury. Ma a tutti questi aspetti d'antiquariato si aggiungevano caratteristiche nuove e sorprendenti, che avevano a che fare con il mestiere selvaggio cui la nave era servita per più di mezzo secolo. Il vecchio capitano Peleg, suo secondo per molti anni prima di assumere il comando di un altro bastimento di sua proprietà, e ora marinaio a riposo e uno dei principali proprietari del Pequod, questo vecchio Peleg durante il suo periodo di servizio aveva sviluppato la originaria natura grottesca del legno, e l'aveva tutto intarsiato, con tale bizzarria di materiali e di trovate da non trovar paragone tranne che negli intagli sullo scudo e sulla lettiera di ThorkillHake. La nave era tutta abbigliata come qualcuno dei barbarici imperatori di Etiopia, il collo appesantito da pendagli di avorio levigato. Era un trofeo di trofei. Un natante cannibale che si adornava delle ossa dei nemici. Tutt'intorno, i parapetti aperti e senza pannelli erano guarniti in tutta la loro lunghezza, come fossero un'unica mandibola, coi lunghi denti aguzzi del capodoglio, là inseriti come caviglie per assicurarvi i suoi vecchi tendini e nervi di canapa. Quei nervi non scorrevano in bozzelli volgari di legno terrestre, ma filavano lesti su pulegge di avorio marino. Disprezzando una ruota a manubri per il suo venerando timone, il Pequod sfoggiava una barra, e quella barra era un'unica massa stranamente tagliata dalla mandibola stretta e lunga del suo nemico ancestrale. Il timoniere che governava con quella barra in una tempesta si sentiva come il tartaro che frena il cavallo impetuoso afferrandolo alla bocca. Un nobile legno, ma in certo senso un legno assai triste. Tutte le cose nobili sono velate di tristezza".